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L’antifragilità: quando la resilienza non basta più

MOLTI STUDI DI SOCIOLOGIA, ECONOMIA ED ECOLOGIA PROSPETTANO UNA SITUAZIONE FUTURA IN CUI L’INCERTEZZA DIVENTERÀ UNA COMPONENTE STRUTTURALE DELLE NOSTRE ESISTENZE.

LA RESILIENZA, LA CAPACITÀ DI SUPERARE INDENNI SITUAZIONI CRITICHE E DIFFICOLTÀ, DI CUI TANTO SI È PARLATO, POTREBBE NON ESSERE PIÙ SUFFICIENTE. OCCORRE TROVARE UN MODO PER AFFRONTARE E CAVALCARE CON SUCCESSO QUESTO MONDO IN EVOLUZIONE RAPIDA E CONTINUA.

Il filosofo saggista Nassim Nicholas Taleb ha elaborato il concetto di “antifragilità”, neologismo da lui inventato per indicare la caratteristica di riuscire a trarre vantaggio e prosperare in una situazione di difficoltà ed incertezza.
Dove la resilienza consente di mantenersi saldi ma immutati, l’antifragilità fa crescere e rafforza.

Ti propongo alcuni spunti per iniziare a coltivare questa risorsa.

Benvenuta incertezza

È necessaria una rivoluzione mentale completa.
Siamo tutti portati a spendere grandissime energie e tempo per cercare di evitare l’incertezza creando routine e protocolli operativi finalizzati a ridurre i problemi. Questo comportamento è pericoloso perché ti illude di controllare la realtà, nel contempo impedisce di crearti gli anticorpi per reagire a situazioni impreviste. Se invece accogli l’incerto come stimolo proattivo, il successo è a portata di mano.

Sperimenta nuove idee

Un altro pericolo è creare un fortino in cui immergere la tua attività e le tue consolidate esperienze per impedire che le perturbazioni esterne possano danneggiarti. Ma questa zona di comfort è davvero efficace o è solo una gabbia che, per quanto dorata, resta una gabbia? Quali innovazioni hai osato inserire nella tua attività durante l’anno passato? Hai sperimentato soluzioni originali a problemi inattesi o stai ancora aspettando che tutto sia passato? Adesso è il momento di fare questi esperimenti: identifica gli obiettivi e lasciati sfidare dall’ignoto. Metti in conto di affrontare piccoli rischi, che puoi assorbire senza grossi danni. Invece evita -devo dirtelo?- grossi rischi che potrebbero travolgere tutto.

Identifica le tue fragilità invece di voler gestire il rischio

L’idea di “gestione del rischio” piace e riempie la bocca. In realtà il rischio (le conseguenze negative di un evento) non si può davvero calcolare: si può solo fare un paragone con situazioni analoghe precedenti illudendosi che le cose debbano andare nello stesso modo.
Serve a tranquillizzarti, ma non muta l’esposizione ad eventi imprevisti della tua organizzazione lavorativa.

Invece che perdere tempo in inutili ipotesi e a contare le probabilità, analizza quali elementi di fragilità presenta la tua attività professionale, il tuo team, il tuo posizionamento sul mercato. Se per un motivo qualsiasi tu fossi fuori gioco per qualche tempo, chi potrebbe prendere le redini dell’agenzia? Chi seguirebbe le trattative in corso? Hai previsto come sostituire un collaboratore o un fornitore che viene meno? Hai idea di quanto la tua produttività dipende da fattori esterni?

Ridondanza adattativa e opzionalità asimmetrica

Un altro concetto che va per la maggiore è quello di ridondanza: moltiplicare gli elementi di un sistema in modo che se uno viene colpito, immediatamente può essere sostituito da un clone, evitando ogni danno al processo.

Si tratta di una strategia che si affida alla robustezza della struttura e che può essere efficace, ma ha dei limiti.
Prima di tutto è costosa: replicare gli elementi identici ha un prezzo, tanto più che spesso sono destinati a restare inutilizzati. Inoltre il clone è esposto alla stessa minaccia dell’originale, poiché identico, quindi fragile in uguale misura. La ridondanza diventa antifragile nel momento in cui si fonda su elementi sostitutivi diversi e alternativi e non sulla clonazione.
Cosa vuol dire in parole povere? Vuol dire che bisogna avere sempre un piano B e che il piano B non deve affidarsi sugli stessi elementi (persone e strumentazioni) del progetto principale. Per questo motivo alla base di un sistema antifragile c’è il preordinarsi più opzioni alternative possibili, avendo cura che queste opzioni possano dare grandi benefici se le cose vanno bene, danni limitati in caso contrario. Per questo motivo si parla di opzionalità asimmetrica.

Affrancati dalle routine basate sull’esperienza

L’esperienza professionale è un prezioso tesoro che si accumula con impegno, tempo ed anche una buona dose di sbagli. Tuttavia questo tesoro diventa un peso pericoloso quando fa perdere l’abitudine alla creatività.

Non c’è più spazio per “io so come si fa” oppure “ho sempre fatto così”. Questa mentalità ti rende fragile in una realtà che non è più “sempre così” (non lo è mai stata, ma ci piaceva crederlo), perché ti porta a pretendere che il mondo si adatti alla tua visione, piuttosto che il contrario. Allo stesso modo rifuggi dalle formule preconfezionate proposte dai mille guru del marketing che affollano il web.

Al contrario, approfitta di ogni situazione in senso adattativo: anche i fallimenti e gli errori di oggi possono darti stimoli e dati da elaborare per il successo di domani.
Educa il tuo team in questo senso: affinché tutti e ciascuno possano apprendere come diventare rivoli di un torrente che procede inarrestabile, oltre ogni ostacolo e impedimento in modo creativo e non convenzionale.

Diamante, cristallo o acqua?

Là fuori c’è un mondo in rapido ed imprevedibile mutamento.
Ci sono tre modi per starci in mezzo:

  • Essere diamante eternamente incorruttibile, bello e luminoso, destinato a restare così, sempre uguale a te stesso fin quando verrai a noia.
  • Essere cristallo, trasparente e tanto più prezioso quando sottile, così delicato da poterti solo ammirare ma non usare; alla fine inutile.
  • Essere acqua, mai doma, mai uguale a se stessa, che trova sempre una via in ogni terra e in ogni circostanza.

Confido che tu scelga questa terza via: anche se il continuo adeguarsi alla situazione può sembrare faticoso, l’unico modo per non affondare è somigliare al mare.

Remax Associati Real Estate

(Fonte: Remax Italia)